Riproduzione dal n. 232 di "Noi famiglia & vita"
di Giovanna Sciacchitano
È il bersaglio perfetto. Quando qualcosa non va il partner catalizza le nostre ansie e preoccupazioni e allora si alzano i toni. E se non ci si capisce si ha l’illusione che cominciare a gridare
ci restituisca uno spazio vitale e sistemi le cose. 'Io cerco di avere pazienza e di sopportare ma lei continua a parlare e non ascolta mai!
Allora mi metto a urlare e a qualcosa serve, mi sembra'. Questa la testimonianza di Carlo, definito dalla sua compagna come collerico e tendenzialmente violento. Il rituale era sempre lo stesso,
lui riusciva a mettere a tacere la fidanzata, dopo qualche giorno le chiedeva scusa per il suo comportamento e poi tutto ricominciava daccapo fino alla puntata successiva.
Eppure non ci metteremmo a gridare se ci rendessimo conto che è sovranamente inutile.
Quando urliamo l’altro capisce soltanto che siamo molto in collera. Anche se abbiamo detto una cosa oggettivamente opportuna per il rapporto di coppia o per risolvere un problema, questo elemento
si annullerà nel polverone sollevato dalla nostra rabbia. Cosa succederà a questo punto? Due le possibilità. Il nostro partner si trincera dietro a un ostinato mutismo oppure ci affronta con le
stesse modalità aggressive, scatenando la nostra furia e alimentando sempre di più la rabbia nella coppia, che può arrivare fino alla violenza fisica. Sembrerebbe non esserci via d’uscita.
Invece, l’alternativa c’è. Quasi sempre, infatti, prima che l’atmosfera si surriscaldi c’è una fase 'di accumulo'. Insomma, uno dei due si comporta un po’ come una pentola a pressione.
Incassa, incassa… fino a scoppiare. Il trucco è riuscire a verbalizzare il proprio disagio prima che diventi ingestibile. Se riusciamo a parlare con calma con lei o lui, al momento giusto, non
con l’obiettivo di farci dare ragione per forza, ma per essere ascoltati, probabilmente riusciremmo a portare a casa un buon risultato.
Le stesse conseguenze si verificano anche quando si agisce lasciandosi guidare dall’impulsività. In questo caso gli esiti della sortita sono imprevedibili. È illuminante la vicenda di Viviana,
che, stanca di avere un partner troppo condiscendente, dà libero sfogo al suo stato d’animo e gli molla un ceffone. Lei si è sentita meglio, ma lui si è messo a piangere e non le ha parlato per
giorni.
Anche in questo caso una comunicazione autentica da parte della donna, di come si sia sentita sminuita dal partner, avrebbe contribuito a far evolvere il rapporto e alla sua maturazione.
Dunque, è necessario riuscire a trovare le parole per raccontare la propria stanchezza. Perché paradossalmente Viviana si è comportata in maniera infantile. Allora, tocca ascoltare proprio quella
parte bambina, che non ne vuole saperne di costrizioni, responsabilità e conseguenze. In poche parole crescere e affrontare i problemi con il proprio partner. La rabbia e l’emotività fanno parte
dell’essere umano, comprenderlo è necessario.
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