Sono Maria Luisa, volontaria che si occupa delle persone vedove.
Io stessa sono vedova da ormai più di sei anni e devo dire che, quando mi metto in relazione con chi cerca un sostegno per affrontare il lutto devastante che l’ha colpito, ci sono atteggiamenti comuni a tutti, sia che il distacco avvenga repentinamente o a seguito di una malattia più o meno lunga.
Si ha un senso di disorientamento, di inadeguatezza ad affrontare la vita da soli e ci si rende conto che nulla sarà mai più come prima.
Si avverte la fragilità e l'assenza fisica ed affettiva del compagno.
La reazione può variare da persona a persona: voglia di lasciarsi andare, depressione, tristezza generale e duratura, rabbia, risentimento verso tutto.
Anche a me sono successe tutte queste cose, ma per andare avanti è necessario che prevalga il senso di responsabilità nei confronti di noi stesse, di figli e amici e, non da ultimo, nei confronti del proprio coniuge o compagno che non vorrebbe mai vederci così inerti o irate e quindi bisogna reagire. Lo stesso vale per coloro che sono rimasti vedovi.
Una cosa importantissima è quella di non perdere le buone abitudini.
Uno dei momenti più critici è il pasto: è in quel momento che si realizza davvero la consapevolezza di essere soli e allora diventa fondamentale prepararsi con cura i pasti e apparecchiare la tavola. Sono operazioni banali che ci aiutano a ritrovare una quotidianità, una consapevolezza della nostra nuova vita.
Anche il continuare a coltivare i propri interessi è una cosa fondamentale.
Io ho sempre amato camminare ed ho continuato a farlo iscrivendomi ad una associazione di camminatori; mi piace cantare e quindi continuo a frequentare il coro parrocchiale, solo nelle funzioni per ora, e mi sono inserita in un coro amatoriale; adoro il teatro e continuo a fare l'abbonamento così come continuo a frequentare, udite udite, lo stadio per sostenere la mia squadra del cuore.
Non mancano i momenti di profonda tristezza e solitudine, ma vengono mitigati se si ha la fortuna di aver costruito buone relazioni con familiari e amici.
Io ho due figlie e spesso penso di non meritare tutte le attenzioni che hanno nei miei riguardi.
Si sono ribaltati i ruoli: sono loro ora che si preoccupano di sapere se sono rientrata la sera, se ho bisogno di aiuto, e questo mi fa sentire ancora più responsabile nei loro confronti di avere un atteggiamento attivo e non passivo di fronte alle difficoltà.
Anche gli amici sono una parte importante della vita.
Può succedere che coppie con le quali avevamo condiviso tante esperienze si allontanino per un eccessivo pudore, per non ferirci ulteriormente. Sta a noi fare il primo passo e far loro comprendere che la loro amicizia è un tassello importante della nostra vita su cui contiamo.
Fortunatamente, se non in casi eccezionali, non ci sono casi di estrema povertà economica, ma a nessuno di noi manca il senso di solitudine e inadeguatezza per affrontare la vita da soli e non più in due.
E, ribadisco, creare una rete di solidarietà per chi non ha avuto, come me, la fortuna di avere una famiglia numerosa (ho sei nipoti ormai grandi, ma che ogni tanto hanno bisogno di un pasto) e una comunità di riferimento costruita nel passato, è fondamentale.
È con questo spirito che cerco di capire il disagio di coloro che si rivolgono a Aiuto Famiglia e dare, per quello che posso, il mio sostegno e fornire spunti per affrontare questo momento così tragico e pieno di dolore.
AAF - Associazione Aiuto Famiglia: dal 2005 creiamo armonia